“Dal sole, dal mare, dal vento / ispirato / Alfredo Panzini / scrisse in questa casa / pagine umane che il tempo / non disperderà”.
E’ questa l’iscrizione che campeggia sulla lapide fatta apporre dal Comune di Rimini nel 1949 sull’ingresso principale della Casa rossa.
Il villino si sviluppa su due piani più uno interrato. La sala da pranzo e il soggiorno si trovavano al piano terra ed erano arredate con un grande tavolo di acero e poltrone poste vicino all’ingresso secondario che dava sul giardino. Dietro al mobile appoggiato alla parete di sinistra rispetto all’ingresso, un piccolo montacarichi che serviva a far salire le vivande dalla cucina posta nell’interrato. Decorazioni a secco sui soffitti e alle pareti della sala, così come negli altri ambienti, di sapore liberty e decò.
Al primo piano, nella stanza più ampia, lo studio e la camera da letto di Panzini, con la libreria che occupava l’angolo a sinistra della porta. Un cassettone a ribalta, un letto a barca, la scrivania, la poltrona ed altri elementi completavano l’arredo originario.
Sui quattro lati esterni della casa Panzini fece incastonare delle ceramiche (nel corso degli anni rovinate e asportate) con i titoli delle sue principali opere.
Sul lato Est, verso la ferrovia, c’era il pozzo e proseguendo si arrivava alla dependance destinata agli ospiti. Un parco giardino con vegetazione mediterranea circondava la casa, mentre al di là del fossato si estendeva il piccolo podere di Finotti. La casa colonica, la stalla del cavallo, la rimessa per il calesse erano gli altri elementi che componevano la proprietà Panzini.
E la Casa rossa è diventata bene pubblico
Il Comune di Bellaria Igea Marina è diventato proprietario dell’intero complesso panziniano nel dicembre del 2004. Per l’acquisto della Casa rossa, del parco e delle pertinenze sono stati spesi un milione e mezzo di euro, di cui 750mila euro a carico del Comune di Bellaria Igea Marina e gli altri 750mila euro messi a disposizione dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini.
Nel 2005 l’amministrazione comunale ha approvato il progetto definitivo-esecutivo del restauro della Casa rossa e il primo marzo 2006 sono iniziati i lavori di ristrutturazione e ripristino, sotto la direzione dell’architetto Maria Giovanna Giuccioli. Il restauro complessivo ha avuto un costo di circa un milione e trecentomila euro: 400mila per il recupero della casa, 400mila euro per il parco e 500mila euro per la ristrutturazione delle pertinenze.
L’intervento sulla casa, comunque in buone condizioni statiche, si è subito dimostrato complicato per la presenza delle pitture parientali la cui salvaguardia ha comportato ritmi e lavorazioni particolari. Il rinforzo del tetto e dei solai è avvenuto con cautela mediante lavorazione eseguita a mano con puntellamenti e tirature controllate. Particolare cura è stata posta alla pittura, ritoccata infinite volte a strati sovrapposti, per tornare a far risplendere la bellezza e l’unicità iniziali, a cominciare dal color rosso porpora dei suoi muri esterni.
Ogni sala ha un colore diverso ed è variamente affrescata alle pareti e sui soffitti. Il salone principale a piano terra, ha muri dalle sfumature rosso scuro e soffitti con affreschi “incorniciati”. Proprio qui, durante la pulizia dei dipinti in fase di restauro, è emerso un soffitto con due colori: oltre allo sfondo giallo, più recente, si è scoperto il colore originale, un azzurro cielo intenso a fare da sfondo ad un tempio e a due colonne greche.
Al piano superiore spicca una sala dedicata a Dante Alighieri mentre nella stanza adibita a studio nel quale Panzini era solito lavorare, il soffitto decorato richiama le tradizioni marinare con la raffigurazione delle vele al terzo, oltre al treno, il cui passaggio scandiva le giornate di Panzini.
La Casa rossa è stata inaugurata, dopo l’intervento di restauro, il 15 dicembre 2006.